Storia

“Signori, tutti in piedi, arriva La Castellana”! Che non è una bella gnocca, ma più semplicemente una cronoscalata ed anche la manifestazione sportiva più amata dal popolo dell’orvietano negli ultimi quarantanni. Tanti ne sono trascorsi dal giorno del debutto, era il 20 ottobre 1966, e almeno altrettanti sono quelli che si propone di affrontare, auspice l’inossidabilità dimostrata all’usura del tempo. I segreti per la buona salute della piacente signora non sono poi tanti, anzi, sicuramente pochi: primo, lo spirito che da sempre anima gli organizzatori, fatto di puro volontariato a denominazione d’origine controllata e protetta. Un altro si riconduce alla bellezza del percorso, fra i più interessanti e guidati di tutta la penisola. Terzo ed anche ultimo, il fatto che alla corsa sia abbinato il nome di Orvieto, una garanzia per tutti quelli che non restano indifferenti davanti alle cose belle. Ragion per cui, basta un calcolo, molto elementare, per concludere come organizzazione ed istituzione locale non possano esimersi dal collaborare. Un pensiero ben recepito dai soggetti suddetti e comprovato con l’organizzazione, caldeggiata dall’assessorato allo sport e in particolare dal dott. Massimo Frellicca, della serata dei festeggiamenti per il 40° Anniversario, svoltasi sabato 25 marzo al Palazzo dei Congressi.

Un’occasione, per riunire le varie entità sportive operanti in varie specialità motoristiche insieme a   tanti protagonisti di questa bellissima storia e ripercorrerne le tappe principali. L’idea di una cronoscalata nasce nella sezione orvietana degli Autieri d’Italia ed è subito fatta propria dall’Automobil Club di Terni, attraverso la delegazione di Orvieto, di cui è Presidente il dott. Nino Lazzaro Lamoni. La scelta del percorso cade sulla S.S. 79 bis Orvietana, dalla quale si raggiunge Todi dopo aver “remato” contro 365 curve. Il tappetino d’asfalto non esiste, mancano le livellatrici ed il catrame spruzzato con le pompe fa da legante agli inerti di basalto. Non ci sono neanche le gomme slick, che arriveranno anni dopo, in compenso fanno bella mostra di sé una Ferrari e i meccanici in tuta rossa, con la possibilità, per gli orvietani, di vedere per la prima volta da vicino una rossa di Maranello. A disegnare le prime traiettorie sui 7600 metri che da S. Giorgio portano a Colonnetta di Prodo, è un signore lombardo con nobili radici: Edoardo Lualdi Gabardi che iscriverà per tre volte (’66-’68-’71) il proprio nome nell’albo d’oro. Fin dalle prove, si segnala un futuro, grande pilota dell’automobilismo italiano: si chiama Ignazio Giunti ed è alla guida di una stagionata Alfa Romeo TZ, presa in prestito da un amico, che piazzerà al terzo posto assoluto, davanti a macchine ben più potenti. Qualche anno dopo, Giunti, pilota Ferrari di F.1, morirà per uno stupido incidente di gara innescato, purtroppo, dalla sua voglia innata di non mollare. Tra Lualdi e Giunti si ritrova Massimo Natili, viterbese dalla carriera fulgida e dalla grande versatilità, dimostrata con i successi ottenuti sia su strada che su pista, dove ha già assaporato il gusto di guidare una F 1.  I  primi orvietani a gettarsi nella mischia dimostrano  di non essere affatto sprovveduti: Alfonso Olivieri, Mario Gradoli, Alberto Costantini, Antonio Chioccia, il compianto Paolo Duchi e Rodolfo Concioni, futuro presidente, ottengono subito significativi risultati.

La completezza del percorso conquista i piloti, importanti casse di risonanza in tutto lo stivale. Nel 1968 nasce Autosprint e l’inviato, Carlo Burlando, definisce, così, il tracciato: ” Pittoresco, gioiello di grazia naturale che non è una salita per camosci ma un divertimento per scoiattoli dove la guida la fa da padrona”. La zona partenza e quella prospiciente l’arrivo sono pane per chi non ha timori, la parte centrale esalta coloro che alle doti velocistiche assommano precisione e perizia di guida. Cambiano gli interpreti, il fascino resta immutato. “Noris”, Botalla, “Gianfranco”, Scola, Ciuti, Giliberti, Varese, Moreschi, Nesti, si alternano sul gradino più alto nelle varie edizioni degli anni ’70. Dell’organizzazione si occupa, da quel periodo, “l’Associazione della Castellana”, operante ancora oggi.  Il presidente è Rodolfo Coscioni, affermato protagonista, in campo nazionale, delle gare di regolarità. Corre per i colori di una scuderia famosa, “jolly club” di Milano e le macchine con cui partecipa alle gare, sempre in bella mostra davanti al negozio in Corso Cavour, sono oggetto delle quotidiane attenzioni degli appassionati. Che sono già tanti e continuano ad aumentare, come cresce il numero degli spettatori che arriva a toccare le 15.000 presenze. Caldissima, anche l’atmosfera che si crea nel periodo che precede le varie edizioni. Si comincia un mese prima con l’avvistamento, solo in parte reale, di piloti in prova sul percorso. Non c’è il telefono cellulare, ma il passa parola si dimostra oltremodo efficace: le tribune naturali, prospicienti il tracciato, registrano, ogni sera, il tutto esaurito. A qualcuno, il ruolo di semplice spettatore non basta, grande è la tentazione di diventare protagonista.  Si scatena lo spirito d’emulazione e le sfide per la supremazia sulla migliore traiettoria, nelle due curve di S. Giorgio, non si contano. E’ festa grande, movimentata da qualche fuoripista, utile, nella circostanza, per mettere in risalto la sicurezza del percorso. Il periodo di “formazione ufficiosa” consacra i nuovi talenti indigeni. Fra questi, Giuliano Cenci (Pallino) Antonio Barberani, Marcello Gradoli, Luigi Ricci (Cica), Giorgio Terracina, Giancarlo Trippini, prenderanno parte a diverse edizioni ed alcuni si ritroveranno alla partenza anche il prossimo 6 maggio. Si cimenta anche una ragazza, Anna Dionisi ma, soprattutto c’è Paolo Menichetti. Personaggio senza anagrafe, incarna uno spirito giovane, abita in una frazione vicina al percorso che, di conseguenza, conosce alla perfezione: fra lui e le macchine è amore a prima vista. Inizia con una vecchia Giulia A.R. prosegue con una Simca R2 che lo fa dannare perché si surriscalda, arriva all’Alfa GT con la quale frequenta tutti gli autodromi e le salite italiane per passare a una Fiat 127 con la quale prende parte al campionato Fiat. I suoi racconti di storie vissute o presunte tali, lo rendono famoso in tutti i paddock, servono da lasciapassare per evitare qualche noioso controllo post gara. Si è nuovamente schierato nel 2004 e sarà presente anche quest’anno. Nel frattempo, il tracciato fascinoso ammalia la RAI, in quei tempi alla scoperta delle gare automobilistiche. Arriva la troupe di “Odeon: tutto quanto fa spettacolo”, c’è l’attrice Corinne Clery con il pilota ufficiale dell’Alfa Romeo, Spartaco Dini e il mitico capo dell’Autodelta ing. Carlo Chiti. La macchina è un’Alfetta Gr.2 con i colori del Martini Racing: a bordo due telecamere, per il primo esperimento di camera car in una gara in salita. Se la casa del Portello è sempre in prima linea, la Lancia non è da meno. Il suo alfiere è Germano Nataloni, pilota di Nepi, grazie al quale gli appassionati di Orvieto avranno l’opportunità di ammirare tutti i gioielli, ex ufficiali, della casa: dalla Fulvia barchetta alla Stratos, proseguendo con il prototipo LC1 per arrivare ai ruggiti della Delta S4 ed integrale. Il fondo stradale più scorrevole e l’avvento delle gomme slick producono un notevole incremento della media oraria che si avvicina ai 130 Km./h. Con l’edizione del 1980 si chiude un ciclo. L’Associazione si trova di fronte a grossi problemi sia di ordine economico, sia organizzativo. C’è bisogno di nuovi stimoli e di una ventata d’entusiasmo. Sante Coscetta, reduce dall’esperienza con il Moto Club, ha capacità, spirito organizzativo e voglia di fare: doti che avrà modo di dimostrare in tredici anni di presidenza, ad oggi la più longeva. Si riprende nel 1984. Durante la sosta, Rodolfo Concioni e Luigi Ricci, ribattezzati nelle cronache nazionali come “il gatto e la volpe”, tengono  alto il nome di Orvieto in campo motoristico aggiudicandosi il 1° e 2° posto nel campionato Fiat, gareggiano con i colori della Concessionaria Garbini. La passione continua a fare proseliti e la pattuglia di driver orvietani è sempre più nutrita: a quelli già noti si aggiungono, tra gli altri: Marco Passero, Giuseppe Chioccia, Giuseppe Burello, Gianfranco Innocenzi, Enrico Manucci, Giuseppe Mammanco, Giampiero Olivieri seguiti, a breve distanza, da Franco Menichetti, Nadia Pagliaccia, Paolo Chioccia. Sono i tempi delle prime esperienze anche per Fabio Pelorosso e Fabrizio Fattorini, piloti abituati al podio, oggi tra i migliori della specialità. Passano gli anni, sono numerosi i piloti che iscrivono il loro nome nell’albo d’oro: i fratelli aretini Mauro e Fulvio Barconi, Franco Pilone, Giulio Regosa. Gli anni ’90 si aprono con la doppietta del reggiano Roberto Curatolo (Osella PA/12). Irrompono le vetture storiche: l’approccio è timido, ma il futuro le dimostrerà decisivi per mantenere alto il livello della manifestazione. Nell’edizione 1992 torna, si afferma e fa il record Giulio Regosa (Osella PA9/90); ci sono Cinelli, e c’è Mangini (Bogani) con la prima, vera camera car che fa sentire tutti più protagonisti. Fattorini e Pelorosso seguitano a imperversare nel gruppo N. Mammanco, Chioccia e Olivieri fanno altrettanto nella categoria V.S.O.. Quella del 1993 è proprio un’edizione “coi baffi”. Fra le auto moderne, l’eterno ragazzo di Bardalone (PT) nonché pluri campione europeo Mauro Nesti piazza l’ennesima zampata (3’37”77), precedendo, per soli 29/100 di sec, il simpatico dentista bolognese Mario Caliceti, finalmente assecondato da una vettura in grado di reggere la sua guida decisa. La gara per le storiche si fregia, per la prima volta, del titolo di prova valida per il Campionato Italiano. Si aggiudica il primo raggruppamento Massimo Vezzosi, ottimo manico, precisione che rasenta il maniacale, grandi capacità relazionali nonché esperto comunicatore. E’ al medico farmacista di Castiglione in Teverina che la Castellana si affiderà nel dopo Coscetta, per avviare il terzo ciclo, nel quale il modo di gestire più vicino a quello aziendale, subentrerà a quella più tradizionale. Il 1994 si chiude nel segno della famiglia Scola, habitué della cronoscalata, con il passaggio del testimone al più giovane Emilio ed il decano Domenico al terzo posto. Mentre Fabrizio Fattorini mette tutti in riga con la sua Alfa 33 gruppo A, nel medesimo raggruppamento si fa apprezzare Silvano Laschino, primo nella classe 2000. A colorare di più le affermazioni dei piloti orvietani, fornisce il suo prezioso contributo il preparatore Rodolfo Braciaglia, meglio conosciuto come “Il tascetto”, ben assistito dal figlio Alessandro,  protagonista, in futuro, con tuta e casco. Con la puntigliosa direzione di gara affidata a Giancarlo Chiocchini  eccoci all’edizione del 1995,  appannaggio del napoletano Piero Nappi (Osella PA 20), che sale fortissimo disintegrando (3’33”94) il record di Nesti, stabilito due anni prima. Un vero trionfo per Enzo Osella, presente ai box, che, insieme a quella del vincitore, porta sul podio con Irlando e “Ricky” al volante di vetture gemelle. Fattorini seguita nel suo giudizioso apprendistato, primeggiando nel gruppo N, al volante di una BMW M3. L’edizione del ’96 è purtroppo funestata dal tragico incidente in cui perde la vita Attilio Broccolini. Perugino, spirito sportivo d’altri tempi, era solito arrivare a Orvieto con tutta la famiglia, piazzare la tenda nel bosco vicino all’arrivo e poi ripassare il percorso che amava, mentre moglie e prole curavano i dettagli di un picnic sempre festoso. La gara è un testa a testa tra “Ricky” ed Erasmo Bologna, appaiati al traguardo nel tempo di 3’40”60. Ottimo terzo Fattorini, per la prima volta al volante di una sport prototipo (Rebo BMW). Niente, comunque, rispetto a quello che il driver di Porano riesce a fare un anno dopo, in coincidenza con il passaggio delle consegne tra Sante Coscetta e Massimo Vezzosi, presidente nel prossimo triennio. Ben assecondato da un’Osella PA20,  Fattorini lima di oltre 9” il suo tempo, piazzandosi al secondo posto. Per non dire di quanto saprà fare dodici mesi dopo, primo e unico orvietano a issarsi sul gradino più alto della classifica assoluta.  Unico rammarico per Fabrizio, quello di aver mancato, per qualche decimo, il record di Nappi.  Oramai i tempi sono maturi per tentare altre strade. L’anno dopo, l’Associazione decide di far disputare due manche su un percorso leggermente accorciato. Fattorini accetta la sfida e impone, per il secondo anno consecutivo, la legge del più forte.  Passero conferma la sua maturità e si rivede l’indomito Cenci che, anche con le storiche conserva lo smalto dei giorni migliori. Soddisfazione per Luciano Posti, finalmente al traguardo con la FIAT 500 v.s.o. La Castellana dell’anno 2000 segna l’esordio di Paolo Roselli nella carica di Presidente dell’Associazione. La svolta, attuata con la presidenza di Vezzosi, si era già avvalsa della professionalità del neo eletto, discepolo puntuale e preparato, e ora pronto a raccogliere l’eredità e gestire le operazioni con consumata perizia.

Ormai la macchina organizzativa, soggetta, in passato, a qualche critica da parte dei piloti, funziona in modo pressoché perfetto.

 Alla prima gara del terzo millennio aderisce oltre 160 partecipanti. Fra questi Franco Cinelli, rigoroso nel confermarsi n.1 del momento sul percorso tornato classico (Km. 7,600) in un’unica manche. Il ritmo del toscano è impressionante, il tempo stratosferico (3’32”17), nuovo record  destinato a rimanere nella storia, perché sarà  l’ultima edizione della corsa disputata su tale lunghezza. L’unico a restare in scia è Bologna, lontani tutti gli altri, con Fattorini tradito da un guasto. Oronzo Pezzolla dà spettacolo con la Skoda Octavia SW ufficiale e Massimo Vezzosi, non più oberato dalle cariche sociali, porta la Merlyn Mk4, al primo posto del 3° raggruppamento auto storiche. Erasmo Bologna trova il modo per rifarsi l’anno dopo, questa volta senza ex equo. Si gareggia sotto la pioggia, in due manche di Km. 6,200 cad.

Le condizioni del fondo stradale favoriscono Fabio Pelorosso (Ford Escort), sesto assoluto. Eccezionale, fra le storiche, Luigi Moreschi (March 75), il cui tempo, a classifiche unificate, gli sarebbe valso il quinto posto assoluto. Nel 2002 la Castellana si concede una piccola pausa di riflessione per tornare, il 27 Aprile 2003, con l’edizione numero 31. La pioggia, sponsor non pagante, non concede tregua, ripetendosi, con regolarità sconcertante anche nelle ultime due edizioni. L’amore per la corsa, comunque, resiste a questa presenza ingombrante e il fine settimana motoristico continua a essere un appuntamento da non perdere per centinaia di appassionati.  Fattorini e Bologna, due vittorie a testa, si trovano, nuovamente di fronte, entrambi alla ricerca del terzo successo. A spuntarla è Fabrizio, protagonista di una seconda manche impeccabile. A Laschino, la bellissima Alfa 155, ex DTM, concede il lusso di guardare gli altri dall’alto in basso; Pelorosso puntuale abbonato al podio, porta a casa il suo solito primo, Vezzosi è ottimo secondo nella graduatoria assoluta delle storiche. Fattorini, alla guida di una PA 20 nuova di zecca, tenta di giocare la stessa carta anche nel 2004. Cinelli, però, non abbocca e, dopo quattro anni, scrive, di nuovo, il proprio nome nell’albo d’oro. A dare spettacolo, contribuiscono anche i giovani apprendisti piloti partecipanti al Marangoni Junior Trophy: 12 VW Lupo, rigorosamente eguali, sono lo specchio più fedele dei valori in campo. L’ultima edizione, disputata il 17 aprile dello scorso anno, con la presenza contemporanea di Cinelli, Simone Fagioli, Fattorini e Irlando avrebbe potuto decidere, in modo definitivo, la leadership della Cronoscalata. Per fare i conti, però, ci vuole l’oste e il solito acquazzone è così violento da provocare l’annullamento della seconda salita. Favorito da parecchie rinunce prevale Iaquinta (Osella PA 21 Honda), davanti ad Irlando, al volante della gemella junior.

Queste, pur meravigliose, sono pagine che appartengono al passato.  Per conoscere le nuove, straordinarie avventure del Trofeo Città di Orvieto, l’appuntamento è già fissato: 6 e 7 Maggio sui mitici chilometri che portano da San Giorgio verso Colonnetta di Prodo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Arriva l’edizione n. 34 e Simone Faggioli, già titolato in Italia e in Europa, lascia il segno anche a Orvieto. La concorrenza c’è e la capeggia Fabrizio Fattorini. Purtroppo per l’orvietano c’è l’errore nella prima manche, rappresentato da una strusciata sul guard rail, che ne condiziona la gara.

L’eugubino Gianni Urbani, esordiente con un prototipo, prova l’ebbrezza del motore Honda, montato sulla sua Osella ed è il migliore degli umbri.

Nella top ten troviamo Silvano Laschino, nono assoluto. alla guida della  splendida Alfa Romeo 155 V6 Superturismo .L’altro esemplare della Casa del Biscione fa, invece, qualche capriccio, costringendo al ritiro il farmacista volante, Massimo Vezzosi.

Fabio Pelorosso, costretto a confrontarsi con i capricci del motore della Ford Escort Cosworth Turbo, finisce secondo nella  classe + 3000, preceduto da Molinaro. A dieci anni dalla tragica scomparsa del padre, ritroviamo Deborah Broccolini tra i tornanti che l’hanno vista crescere accompagnando Attilio: “Non mancherò mai a quest’appuntamento – afferma – anche se, l’emozione mi attanaglia”. Fa una bella gara ed è terza di classe. In gara anche i baschiesi, Lorenzini e l’acquisito Gomboso, ottimo secondo assoluto, dietro l’imprendibile Faggioli.

Uberto Bonucci mette in fila quelli delle storiche. Fra i quali non può mancare Paolo Menichetti, poco assecondato dalla sua Giulia.

L’edizione 2007, avara di nomi altisonanti, parla ancora lingua toscana. Fabrizio Peroni, parte attiva di una famiglia con i motori nelle viscere non lascia scappare la ghiotta occasione. Due manche, senza errori, lo mettono davanti a Fabrizio Fattorini. Il vantaggio è di pochi decimi che bastano, però, per costringere l’orvietano a rinviare l’appuntamento con l’assoluto. C’è gloria per Massimo Vezzosi, abile nel domare una Lotus Cortina, ondivaga come solito, per salire sul gradino più alto fra le storiche. Giornata da ricordare per Marco Passero, cui è assegnato il Memorial “Attilio Broccolini”, voluto da Debora, che premia l’umbro più veloce. Silvano Laschino rinnova l’abbonamento al nono posto nell’assoluta con la preziosa alfa 155. Fabio Pelorosso fa la sua bella gara contro il tempo, i vari Trippini, Spaccino, Tei, Lorenzini coronano, tutti, il sogno di vedere la bandiera a scacchi, unitamente ai nuovi, o quasi, De Palma e Silvera.

L’edizione 2007 chiude, temporaneamente, periodo delle moderne. Gli organizzatori, in particolare il nuovo gruppo affacciatosi da qualche anno dimostrandosi già all’altezza del compito, non vede di buon occhio il fatto che, la Federazione dell’auto non abbia mai preso in seria considerazione le richieste di titolare la corsa orvietana a una validità di maggior rilievo. Paolo Roselli, braccio, mente e molto altro del gruppo, prova a farsi sentire nelle sedi opportune, ma, chi di dovere fa orecchie da mercante. Da qui, la decisione di dirottare gli sforzi verso il Campionato delle auto storiche, con la possibilità di avere, da subito, la gara titolata. Che arriva subito, preceduta dalla serata di gala nella quale sono premiati i vincitori di ogni categoria nel Campionato 2007, presente il gotha dell’automobilismo sportivo storico. La decisione presa dal consiglio direttivo dell’Associazione della Castellana, che ha trovato in Luciano Carboni un Presidente giovane, dinamico e intraprendente, emozionale quanto sacrosanta, si rivelerà vincente, ma fino a un certo punto. Il pubblico orvietano, come quello nazionale, vuole la competizione totale. Gli storici portano belle macchine, ma, il più delle volte, il desiderio di preservarle, va a scapito della competitività. Con le moderne, i giovani vanno sempre a mille per il gusto di correre e confrontarsi. Fra gli storici, tale mentalità fa presa su una parte minoritaria di quelli che corrono. L’interesse per la gara continua, scema il gradimento. A ogni modo, quelli che spingono sul gas riescono a scaldare un po’ gli animi. Giuliano Peroni è tra questi. A sessanta anni, trattiene in casa il Trofeo, bissando il successo di Fabrizio, uno dei due figli, l’anno precedente “Non potevo sbagliare su un percorso che amo, sul quale disputai la mia seconda salita da quando – dichiarerà soddisfatto il carrozziere di Sesto Fiorentino”. Sfortunato, anche stavolta, Massimo Vezzosi. L’ex Presidente dell’Associazione ha un problema meccanico il sabato, che compare, di nuovo, in gara uno. Prova onesta quella di Massimiliano Batella e Luciano Posti, gli orvietani, piazzatisi bene nei rispettivi raggruppamenti.

Devono passare sedici mesi per sentire, di nuovo, il rombo delle Storiche sulla salita che, gli orvietani, chiamano di San Giorgio, ricordando la casa di riposo situata lungo il tracciato. Da aprile, la nuova data colloca la corsa la prima domenica d’agosto. C’è una nuova promessa dell’automobilismo in salita, l’aquilano Stefano Di Fulvio che zittirà le colorite rivalità fra i piloti toscani. Giovane, poco più che ventenne, indirizza, con consumata perizia, l’Osella PA9 lungo i tornanti della salita. Ottimo il riscontro cronometrico e record del percorso per le vetture storiche. Uberto Bonucci e Franco Cremonesi, rispettivamente secondo e terzo classificato, sono costretti ad inchinarsi al 3’13”67 stampato da Di Fulvio nella prima manche e a quello, di poco superiore della seconda. Massimo Vezzosi, rallentato da qualche problema alla corposa BMW 2002 Tii, non riuscirà, nemmeno stavolta, a potersi dichiarare soddisfatto. Felici per il piazzamento, invece, Luciano Posti e Marco Passero che, unitamente al dottore, mantengono viva la fiammella del motorsport locale.

Quella andata in scena nel 2010 verrà ricordata come l’edizione dei “magnifici tre”. Massimo Vezzosi, Giuliano Peroni e Uberto Bonucci infiammano la platea, facendo scivolare con maestria le macchine su un tracciato impermeabile all’usura del tempo. Il fondo, perfetto, è invidiato da altri organizzatori e amato dai piloti. Vezzosi “strapazza” la sua Cortina, pronta ad adeguarsi. La sensazione è confermata dal cronometro per porre il dottore al vertice del primo raggruppamento. Giuliano Peroni, in piena sintonia con il tracciato, manca l’assoluto ma chiude in testa al secondo raggruppamento. Uberto Bonucci si vendica dei 6” inflittigli da Di Fulvio nell’edizione precedente, mettendo l’abruzzese alle  spalle. Manca il record per qualche spicciolo di secondo. Di Fulvio è, ad ogni modo, ottima medaglia d’argento. La pattuglia indigena accorpa Tonino Camilli, la cui 1100 Ala D’Oro è un vero gioiello, ammiratissima dal pubblico e dagli altri piloti. La bella signora, forse inebriata dai complimenti, tradirà Tonino durante l’ascesa.

L’edizione del 2011 sarà quella che chiuderà il ciclo delle storiche. Sono diversi i giovani orvietani che premono sull’Associazione perché si torni alle moderne. Così, pure loro, potranno provare le emozioni offerte da una gara in salita. Anche a livello dirigenziale la certezza di proseguire con il filone storico non è più granitica. Si parla di abbinamento tra storiche e moderne, in contrasto, però, con le disposizioni vigenti. Per quest’anno tutto rimane come prima. Anche i suonatori sono, suppergiù, i soliti, con Uberto Bonucci a dirigere l’orchestra. Oramai conosce la Castellana come e meglio della strada di casa. Ha la macchina giusta e, come si dice, “non c’è trippa per gatti”. Lima il record appartenente a Di Fulvio di tre secondi abbondanti, spiazzando il siciliano Totò Riolo, diretto concorrente per il titolo. Orvieto lo incorona Campione d’Italia e, nel suo paddock, si fa festa. Conferma quanto detto sopra “a Orvieto la strada è meravigliosa, l’organizzazione non è seconda ad altre”. Agli altri restano soltanto le briciole. Si fa notare Maurizio Arnone, esordiente alla Castellana. Con la Lotus Elan, S 71, fa suo il 1° raggruppamento. stabilendo, anche, il record di classe. Posti, Camilli e Vezzosi si fermano al secondo gradino del podio. Sale, più alto, Marco Passero, primo della classe T 1300.

Il 2012 celebra il ritorno delle auto moderne. I verificati tornano a contare numeri importanti (142), la gara è impreziosita dalla partecipazione di una trentina di storiche. Spuntano nomi nuovi, almeno per Orvieto, protagonisti del presente e anche del futuro. Domenico Scola Junior è nome che fa notizia. E’ il più giovane della famiglia cosentina, nipote del “lupo della Sila” e porta lo stesso nome di battesimo. Spinge sull’acceleratore quanto e più del nonno e degli altri parenti, vince, un po’ a sorpresa, prevalendo sulle F. 3000 date per favorite. Su una di queste c’è Michele Fattorini, orvietano e pure lui figlio d’arte. Fino adesso ha “giocato” con le categorie più piccole, la Castellana è l’esame di stato. Per vincere sono arrivati in parecchi, tra gli altri, Di Fulvio e Cinelli, ma toccherà al giovane Domenico conquistare il Trofeo. La pioggia fa arrabbiare la concorrenza, un guasto ferma Fattorini nella prima manche, riabilitatosi nell’altra con un tempo che lascia intravedere indubbie qualità. Non è il solo, fra i piloti locali. Le moderne hanno contribuito a muovere le acque e, da adesso in avanti, le partecipazioni si rileveranno sempre più numerose. Compaiono i nomi di Daniele Pelorosso, Gabriele Bissichini, Massimo Mocetti (ex centauro e già vincitore della Castellana per le due ruote), Pallottino, Riccardo Trippini, Leonardo Spaccino, Luca Giovannoni, Luca Chioccia, Frustagatti, Andrea Tei. Pochissimi di questi, forse tre, avevano già fatto un’esperienza. C’è chi va già forte, altri che studiano da pilota, ma portano un entusiasmo contagioso per riempire le tribune naturali del percorso. Daniele Pelorosso e Gabriele Bissichini vanno già a podio, Giovannoni la canta e se la suona da solo, unico concorrente dell’E1 3000. Massimo Vezzosi e Tonino Camilli fanno primo e terzo nelle storiche (1° raggrupp.). Stefano Spagnoli, Luciano Posti, Marco De Palma fanno la loro bella figura negli altri raggruppamenti. Sono già una quindicina, gli orvietani, con tendenza a crescere. Il motore della Castellana gira, di nuovo, a pieno regime per la soddisfazione di Luciano Carboni, Paolo Roselli e di tutto il Consiglio, operativo prima d’essere direttivo.

Nell’edizione 2013 si ripete la sfida tra Scola jr. e Michele Fattorini. L’anagrafe li separa di pochi mesi, il cronometro di qualche millesimo. La bilancia pende a favore del cosentino, autore di una grande rimonta nella seconda salita che scalza Fattorini dalla prima posizione meritata in gara uno. C’è il ceco Svoboda a dare un tocco d’internazionalità all’evento. Secondo nella prima ascesa, sarà proprio lui, per via di una toccata, a rallentare Fattorini nella seconda, causa l’esposizione della bandiera gialla. Vetture sport ancora al vertice con Scola, F 3000 vicinissime, anche per come l’orvietano ha dimostrato saper gestire la monoposto su un terreno a questa poco consono. Gianni Urbani, presenza storica, la sua a Orvieto, agguanta il terzo posto, pur a debita distanza dai due protagonisti. Adolfo Bottura e Gianni Farris chiudono la classifica dei primi cinque. Non meno interessanti le tante sfide negli altri gruppi e classi. C’è Rea che batte Scappa, Ghizzoni a far la voce grossa nel Gr.A 2000, classe che vede al terzo  posto Laschino Jr. (Francesco) tradito da un testa coda, in gara 1, dalla potente BMW 320 WTCC. Salgono di tono le prove di Riccardo Trippini e Leonardo Spaccino, rispettivamente, secondo e terzo nell’E1 Italia 1600. Fortissimo Daniele Pelorosso, E1 Italia 2000. La classe è numerosa, ma non ce n’è per nessuno. Infligge un distacco importante a Tagliente, che non è l’ultimo arrivato, fa addirittura meglio dello zio Fabio sull’Escort 3000. Nel gruppo E1 figurano Massimiliano Batella e Silvano Laschino, ritirati entrambi. Nel Gr. E3 (Vetture Scadute d’Omologazione), Mocetti, terzo, precede Frustagatti e Luca Chioccia. Nello stesso raggruppamento, classe 2000, exploit di Gabriele Bissichini, primo, con vantaggio siderale sul secondo classificato. Tra le storiche, ga-ro-na di Massimo Vezzosi, terzo assoluto dietro le Osella di Lottini e Naldini, con la spettacolare BMW 2002 Schnitzer

Arriviamo al 2014, anno di magra per il numero di partecipanti. Ma, la Castellana tiene in serbo qualche sorpresa, proponendo un’altra sfida Scola-Fattorini, che basta e avanza perché  il pubblico torni a casa soddisfatto. Le schermaglie in prova annunciano una lotta sul filo dei decimi che fa tremare anche l’alettone posteriore della Lola F3000. Al punto tale da cedere nel corso della prima manche. Un guaio cui non c’è tempo per porre riparo che rinvia il confronto ad altra data. Domenico Scola, in una prima manche impeccabile, si prende il record del tracciato. Niente da fare per Adolfo Bottura, assistito dal team Fattorini e, comunque, buon secondo a precedere uno dei lupi di Gubbio, Gianni Urbani, sempre convincente a Orvieto. Fa bene il giovane sardo Giuseppe Vacca, il quale, con la sua Osella, simboleggia il nuovo che avanza. Al tris di Scola fanno da eco quelli di Daniele Pelorosso e Serafino Ghizzoni, aquilano, ex rugbysta, un vero affezionato alla Castellana. Daniele e la Clio Proto, macchina “laboratorio”, sempre più evoluta per via dei dettagli curati da Andrea Fravolini, fa il vuoto, collocandosi al primo posto di classe e di gruppo. Posizione, questa, che avrebbe meritato Silvano Laschino, dominatore in Gara 1, poi tradito dall’Alfa 155, nella seconda. Sorte identica per Gabriele Bissichini appiedato da una rottura.

 

2015

2015 Una prima volta sul gradino più alto del podio nella corsa che, fin da bambino, ha sempre sognato di vincere. Michele Fattorini chiude la rincorsa sul gradino più in alto del podio. Alla seconda competizione ufficiale sull’Osella 2000 EVO riesce a tener dietro addirittura Cristian Merli, miglior scalatore, con Simone Faggioli, in campo nazionale e internazionale. Il trentino si dimostra il campione che è, stabilendo il nuovo record nelle prove del sabato. Michele da Porano risponde, la domenica, con una prima manche impeccabile e migliora il record. Tutto rinviato a gara 2, nella quale Merli, nuovo del percorso, incappa in un fuori strada che lo taglia fuori. Fattorini non sbaglia nulla ed è tripudio. La dinastia dei Fattorini torna regina della Castellana dopo gli anni d’oro del papà di Michele, Fabrizio. Il pubblico, numeroso e gasato dalle emozioni, rende omaggio lo sconfitto e applaude il vincitore. L’affermazione di Fattorini non è la sola, bella notizia. Daniele Pelorosso e Massimo Vezzosi infiammano la folla per pulizia di guida e acceleratore sempre a fine corsa. Michele Mocetti, mette in riga un agguerrito pacchetto nel gruppo N classe 1400, facendosi apprezzare anche per la bella dedica al padre, Massimo, mostrata sulla carrozzeria. Sfortunato Francesco Laschino, figlio di Silvano, tradito, sulla linea di partenza, dalla sua Alfa 155, dopo il tempo strabiliante nelle prove del sabato. Stessa sorte per Gabriele Bissichini. Bene Stefano Spagnoli, Luciano Posti, Andrea Tei, Riccardo Trippini, sul podio nelle rispettive categorie. Discreta la performance di Leonardo Spaccino, alle prese con la scorbutica Impreza Subaru. Finalmente al traguardo Fabio Pelorosso, forse avviato alla fine del perenne disaccordo con la complessa Ford Escort Gabat.

2016: Le grandi riunioni di pugilato, prevedono match di contorno alla sfida per un titolo. La Castellana di quest’anno ha la sfida Zardo vs Fattorini, con altri incontri, un po’ meno importanti e, pur, sempre, spettacolari. Dopo Merli scende, da Arcade (TV), un altro santone del motorsport nazionale. Danny ha il dono di natura nel sapersi adattare velocemente a ogni tipo di vettura e di percorso. In carriera ha sempre primeggiato in pista come in salita, guidando una sport o una GT, una storica, ecc.-ecc. Un vero peccato non aver avuto l’occasione per salire ancora più in alto. Avrebbe detto, senza ombria di dubbio, la sua. Ha un’esperienza superiore a quella di Fattorini che, dalla sua, non è l’ultimo arrivato oltre a conoscere meglio il percorso. Zardo guida una F 3000, motorizzata Zytek, Michele, da quest’anno, l’Osella FA 30. La F 3000, per dare il meglio, richiede sensibilità e perizia. L’FA 30 è assemblata proprio per le salite. Va, in questo periodo, per la maggiore, anche se, su tracciati particolari è l’Osella con motore 2000, a farsi preferire. Zardo aggredisce il percorso da par suo, studiandolo in prova uno, per iniziare a fare sul serio nella seconda. Fattorini riceve la vettura all’ultimo momento, reduce da una riparazione. La gara, giocata tutta a colpi di fioretto, la vince Zardo, pressoché perfetto in gara 1. Fattorini spreme la sua FA 30 fino all’ultima goccia. La differenza tra prima e seconda salita è di un solo 1/100. Segno evidente che più non ne aveva. Il suo tempo, però, non eguaglia né migliora quello record dell’anno precedente. Il che, porterà papà Fabrizio a lamentarsi per un’erogazione della potenza non al top. Ma che settore, il terzo del trevigiano..

Della nutrita schiera degli orvietani in gara, tocca, a una buona fetta, il gusto del podio. Luca Giovannoni entra nella top ten col decimo tempo assoluto, con due salite maiuscole entrambe di temperamento. Aveva intenzione di misurarsi con se stesso: esame superato a pieni voti. Può dire altrettanto Daniele Pelorosso, autore di una gara impeccabile. Bene la macchina, tempi in evoluzione progressiva,  con  record personale di 3” inferiore al precedente. Abbastanza per pensare alla prossima Castellana con un prototipo da assoluto.  E’ salito, in entrambe le manche con la massima disinvoltura, calibrando le performance anche in funzione dei pneumatici a disposizione. Ha 18 anni e tanto tempo per ambire a diventare un numero uno.

Bravissimo Marco Passero, il veterano. Quella del 2016 è stata la sua ventunesima presenza sui tornanti di S. Giorgio. Record, onorato egregiamente con la Radical 4. La simpatica sfida tra i due omonimi, Luca e Mattia Chioccia, con vetture di gruppo diverso, si è risolta a favore del primo. Da Mattia, all’esordio, arrivano, comunque, segnali incoraggianti. Michele Mocetti potrà vantarsi per aver corso una super castellana. Nel gruppo N 1400, c’erano competitor in grado di impensierirlo. Da papà Massimo (assente perché impegnato in una corsa delle due ruote all’autodromo di Magione), ha ricevuto, come doti, meticolosità e precisione. Sbaglia poco o nulla, perché ha memoria da elefante ed ecco i risultati. Gabriele Baldassarri, nella stessa classe, ha perso terreno nel secondo intermedio, piazzandosi buon terzo.

Stefano Spagnoli, comandante della Polizia Stradale di Orvieto, nonostante un’Alfa 156 un po’ recalcitrante, ha regolato la concorrenza nel gruppo E1, classe 2000. Altro esordiente, pure lui giovanissimo, Valentino Polegri da Canale d’Orvieto. Ha messo in pratica tutto ciò che è scritto nel manuale del perfetto esordiente e la coppa(e) sono pienamente meritate. Potremmo anche sbagliarci, ma il motore della 500 di Giulia Gallinella concedeva un po’ troppo ai diretti avversari. La ragazza guida bene, è di casa, merita altre chance, come Enrico Pascucci, alla prima corsa, al netto, però, di qualche errore di troppo. Nota a parte per i due medici in prima linea del motorismo orvietano. Massimo Vezzosi, alla prima apparizione stagionale, ha spinto e instradato, come solito fare, la bellissima, BMW 2002 Schnitzer, conquistando il terzo posto assoluto nella gara per vetture storiche. Andrea Bonifazi, appassionato da sempre, stavolta ha voluto provare. Quanto fatto non ha certo deluso le attese. Lo rivedremo. Gagliardi e tosti, Andrea Tei e Luciano Posti. Le loro storiche vanno e incoraggiano le assidue attenzioni personali loro dedicate dai piloti. La 1100 Ala d’oro di Tonino Camilli fa spettacolo da sola. Il motore è perfetto, il pilota si diverte. Meno fortunati, Trippini, Coscia, Spaccino, fermati da vari inconvenienti.

2017 Chapeau a Michele Fattorini che si aggiudica una Castellana bagnata, complicata, privata dell’apporto del grande pubblico, intimorito dall’umore di Giove Pluvio. Onore a Daniele Pelorosso, per aver guidato come si trovasse sull’asciutto, tanto di cappello a tutti gli altri orvietani saliti, con pieno merito sul podio. Il movimento si conferma in crescita, grazie anche alla presenza, in Orvieto, della cronoscalata E gloria al percorso della Castellana, con il suo manto stradale a prova di grip, sempre confacente alle esigenze dei piloti, pronti a rilevarlo, nonostante condizioni meteo veramente proibitive.

Dieci e lode all’Associazione, per un’organizzazione al limite della perfezione, celebrata anche dai protagonisti. Paolo Roselli, tornato ai box, ha vinto la sua Castellana. Finalmente fuori dal tunnel è stato presente in tutti i momenti importanti dispensando, come solito preziosi consigli.

E un plauso a Deborah Broccolini, giustamente definita la quinta colonna dell’Associazione, vuoi per l’istituzione del Memorial intitolato al padre Attilio, di cui la Castellana si fregia da anni, come per lo spirito collaborativo che non manca mai di dimostrare.

 Daniele Pelorosso ha fatto incetta di coppe, di classe e di gruppo, correndo le due manche, quasi in fotocopia, che ripagano il prezzo del biglietto. Dai due condottiere al piccolo esercito di protagonisti, tutti con una storia da raccontare. Prima, fra tutte, quella di Massimo Mocetti, prossimo ai 64 nella gara d’esordio, salito sul gradino più alto del podio e già con la testa all’edizione del prossimo anno. Massimo Vezzosi, anche lui a Coppe, leggermente corrucciato per aver sbagliato la pressione alle gomme in gara 2. Oppure Giampiero Olivieri, che ringrazia la rotoballa che ha evitato guai peggiori alla sua Renault. Toccata, con fermo, anche per Luca Chioccia. L’altro Luca, Giovannoni, sta ancora a chiedersi come mai, solo nella seconda manche, sia riuscito a trovare il filo diretto con la sua Mini. Silvano Laschino parla a nome e per conto dei piloti dell’Orvieto Corse. Dice che il figlio Francesco, ottimo secondo sul bagnato, avrebbe fatto ancora meglio sull’asciutto. Afferma di essere soddisfatto del suo lavoro da team manager, per aver avviato qualche nuovo driver e averne rigenerato degli altri. Come nel caso di Massimiliano Batella, riuscito per la prima volta in carriera a portare a termine le quattro salite con buoni riscontri. Apprezza la condotta di Leopard sul bagnato, elogia Leonardo Spaccino per il terzo posto, giustifica Giulia Gallinella, leggermente in difficoltà per lo stato dei pneumatici.

Sorrisi stampati sul volto di Mattia Chioccia e Valentino Polegri. I due giovani, rispettivamente secondo e terzo in classi differenti, hanno dato conferma d’essere in crescita. Sorridente, ma leggermente più tirato, Michele Mocetti. Ha occupato il terzo gradino del podio, avrebbe voluto qualcosa di meglio, non è stato ripagato dalla scelta delle gomme. Gabriele Bissichini, pilota e preparatore di Torre San Severo, aveva in cura otto macchine. Tanto lavoro, che non gli ha impedito di condurre la sua Clio, gruppo A, al secondo posto. Elisa Francese inserita in un raggruppamento numeroso, ha mancato il podio per soli 29/100. Altrettanto impegnati i meccanici-titolari della scuderia MPM. Enrico Pascucci, contitolare e Pr del team, al ritorno alle competizioni si è ben destreggiato con la piccola Citroen C1. In evoluzione le performance del Dr. Andrea Bonifazi. Lui, che preferisce la pista alle salite, aveva quale obiettivo arrivare in cima. Meta raggiunta e coppa, con riscontro cronometrico al disopra delle attese. Luciano Posti, vetraio veloce, ha usato le stesse armi adoperate nella professione: il tatto e la delicatezza quando si opera su materiale fragile. Il risultato? Ottimo.

2018

Che Castellana!!! Spettacolo ineguagliabile per tutti i gusti e ogni età, nel giorno del triplete di Michele Fattorini. Una grande giornata di sport, vissuta con emozioni molto personali e dipendenti dal ruolo interpretato, quella di Fattorini. Finalmente assecondato da una macchina, "sana", l'Osella FA 30 del Team Faggioli, il conduttore, ex calciatore, ha messo, per la terza volta, tutti quanti in fila. Il conforto del cronometro, zittisce subito i malati di dietrologia, già pronti a sparare con un: "Sì, ma non c’era nessuno".

Un’affermazione riduttiva nei confronti di Stefano Di Fulvio, già primo assoluto quando la Castellana era gara per Storiche, da sempre, a proprio agio sui tornanti orvietani. Guidava la macchina vittoriosa, con Zardo nel 2015 oltre a essersi classificato primo di manche, nell’edizione del 2012. E’ sceso sotto i 2’50” e questo chiarisce tutto. Ieri, però, tutti i potenziali protagonisti si sono dovuti inchinare all’Osella di Fattorini, alla ricerca di un successo che rivalutasse una stagione così così.

A rendere più luminosa la giornata sono arrivate prestazioni straordinarie di altri orvietani. Per altri, solo rammarico. Daniele Pelorosso è andato fortissimo, si è imposto nella classe di appartenenza, è mancato solamente il record personale, causa una modifica che non ha dato i risultati sperati.

 

Doppio podio per Filippo Ferretti, il migliore fra gli under 25 e primo di classe. Ferragina, poi ritirato, ha provato a metterne in discussione la vittoria, senza sminuire, i meriti del ragazzo, che ha anche migliorato il proprio record. Grazie di cuore a Gianluca Carboni, per averci fatto apprezzare le qualità della Wolf Thunder, motorizzata Aprilia, alla prima uscita in una salita. Una volta sistemati alcuni problemi, Gianluca ha fatto vedere di che pasta sia fatto. Bene Alessandro Caprio. Si conoscevano le sue doti di auto preparatore, abbiamo ora scoperto anche il pilota. Leonardo Spaccino ha veramente stupito per il modo in cui ha orchestrato la danza della sua Subaru. Finalmente a punto, la macchina ha assecondato il pilota e il tempo realizzato ne è la conferma. Luca Giovannoni è finito alle spalle di Daniele Pelorosso. La Clio, E1 Italia, con meno CV rispetto a quella di Daniele, è macchina complessa. Luca l’ha ben gestita, accorciando, sistematicamente, i tempi. L’altro Luca, Ciuco, accolti i suggerimenti diretti a un esordiente, ha guidato da veterano. Michele Mocetti è andato per il miglioramento. Niente tattiche attendiste e subito piede giù, per far intendere che era il più forte. C’è riuscito, e apre la classifica della Mocetti Corse.

Nella quale si trova Valentino Polegri, che sta alzando il livello delle prestazioni. Per nulla intimorito dalla toccatina del sabato, è stato l’unico a restare nella scia di Merli e con pieno merito. L’anziano di casa, si fa per dire, Massimo Mocetti, ha disegnato le traiettorie come preferisce, assecondato da una macchina dove  c’è tanto di suo. Ed è una bella soddisfazione. E’ terzo nella classe RSP 1600, vinta da Riccardo Trippini da Civitella del Lago, che ha saputo ben gestire l’Honda Civic, nervosa per natura. Mattia Chioccia ha fatto tutto suo, affermandosi nella classe e vincendo il gruppo Prod. S. La sua seconda manche, da cui è nata la rimonta, è tutta da ricordare. Veramente ok.

Nel gruppo RS, classe 1600, gruppetto di orvietani a battagliare nelle posizioni centrali. Finisce più avanti Andrea Bonifazi, che conferma, però, di preferire la pista, seguono, da vicino, Riccardo Lorenzini e Daniele Bordino Leggermente più indietro uno dei rocky, Gianmario Marrocolo. Enrico Pascucci è secondo con la Formula Azzurra, altrettanto Stefano Spagnoli, nonostante un’Alfa abbastanza recalcitrante. Soddisfatte, o quasi, le quote rosa indigene. Iniziando con Marina Pasqualoni, ottima seconda, Giulia Gallinella ritardata da improvviso calo di potenza del propulsore, Elisa Francese, protagonista di una toccata, poco dopo la partenza. Il motore ha tradito le attese di Gabriele Bissichini e Massimiliano Batella, entrambi ritirati.

Attardato da problemi tecnici Luca Chioccia, ritiratosi dopo gara 1. Ingannato, probabilmente, dalle gomme fredde e dall’eccessiva sicurezza, Giulio Graziani non ha tagliato il traguardo nella sua “prima volta”. La botta, poco dopo la partenza, è stata forte, ma senza conseguenze per il giovane pilota.

Imperterriti gli storici: tutti impegnati nel tenere lucido il ricordo di un passato che non stufa, provando a farlo restare attuale. Gianpiero Olivieri, Tonino Camilli, Luciano Posti, Enrico Manucci hanno dato, tutti il massimo. Ognuno con i suoi problemucci, senza per questo rinunciare a tagliare il traguardo. Uno per tutti, il simpatico Luciano Posti, super impegnato, nella due giorni, alla ricerca degli ottocento giri, mancanti, a suo giudizio, nel motore.

2019 L’edizione n. 47 sarà ricordata quale prova generale, perfettamente riuscita, in vista di qualcosa di più importante nel futuro della Castellana. L’Associazione mette in campo ogni risorsa, ripagata dalla qualità e dal numero di partecipanti oltre che da una massiccia affluenza di pubblico. Sold out sulle tribune naturali, con il tradizionale punto di ristoro degli Oreto al bivio d’Osarella fatica a reggere l’urto di quelli alla ricerca del gustoso panino con porchetta. Lo schermo gigante, il drone che svolazza per le riprese televisive, la diretta curata in ogni minimo dettaglio, offrono un’immagine dell’evento davvero importante. In gara anche Ettore Bassi, attore, regista, pilota nei momenti liberi, testimonial della Castellana, con la partecipazione, in Comune, alla presentazione della manifestazione.

All’accendersi dei motori le attenzioni sono tutte per Danny Zardo e Michele Fattorini, pronti all’ennesimo duello. Che sarà appannaggio di un Fattorini stra-to-sfe-ri-co per calare il tris consecutivo, divenuto poker sommando il primo assoluto del 2015. L’affermazione è ancora più clamorosa essendo maturata sul filo dei centesimi. L’orvietano-poranese si è imposto in un’edizione nella quale la tensione è stata sempre alta, per le condizioni atmosferiche, costantemente incerte, per qualche aggiustamento dell’ultim’ora senza preannuncio, riguardante i dispositivi di sicurezza lungo il percorso, per le numerosissime interruzioni per le numerose  uscite di strada di cui solo le macchine portano i segni,  per i guasti meccanici e tanto altro, in particolare nelle prove del sabato, trasformatosi in un test per l’impianto dei soccorsi che ha retto bene all’urto.

Fattorini ha vinto perché è stato il migliore di un lotto molto competitivo che aveva Denny Zardo quale punto di riferimento. Il trevigiano non ha regalato nulla, battendo il suo stesso record nella prima salita e subito migliorato da Michele, cercando di far meglio nella seconda, dopo la modifica ai rapporti del cambio, senza, peraltro, riuscire ad aver ragione del rivale. Le cui intenzioni, dichiarate a fine gara, arrivavano ad ipotizzare il tempo di 2’46” per avere qualche certezza in più.

Ha corso due manche quasi in fotocopia, sempre sotto ai 2’48”, imponendosi in entrambe, con tanto di record per somma dei tempi. I privilegiati presenti al passaggio della Norma di Zardo e dell’Osella di Fattorini nel tratto di strada prospiciente il bivio per Osarella, potranno vantarsi per aver seguito qualcosa di irripetibile. Zardo, utilizzando tutta la sede stradale, si è inventato una traiettoria per far sembrare rettilineo un tratto curvoso e in contropendenza, pagandolo, forse, con un leggerissimo alleggerimento sul pedale dell’acceleratore nell’uscita.

La manovra di Fattorini è stata altrettanto spettacolare ma un pochino più rotonda con il risultato di indirizzare meglio il muso dell’Osella verso il tratto successivo. Roba, magari, di qualche centesimo, ma per battere un campione quale Denny Zardo, serviva mettere insieme tanti piccoli particolari. La lotta per l’assoluto non mette in secondo piano un ottimo Angelo Marino, con la Lola Formula 3000, la stessa con la quale Zardo stabilì l’ormai vecchio record nel 2016, né altre sfide importanti, anche contro il cronometro, al centro della due giorni motoristica orvietana. Sul tipo di quella ingaggiata fra i due sardi veloci, Farris e Vacca, con quest’ultimo in grande rimonta nella seconda manche, fermato da un guasto meccanico a poco più d’un chilometro dal traguardo.

Che dire, se non bene anzi benissimo, di Ettore Bassi, l’attore pilota, testimonial della Castellana, quinto assoluto e primo fra i prototipi con propulsore motociclistico, nonché allievo modello del prof., Daniele Pelorosso, in un corso accelerato alla scoperta dei segreti della Castellana. Daniele, per quanto lo riguarda, andava alla ricerca del triplo successo, classe, gruppo e record per l’E1 ITALIA 2000, attraverso la prestazione La Clio, preparata da Kedda, era d'identico avviso e, per il commerciante di tessuti orvietano è stato en plein. Filippo Ferretti ha calcato di nuovo il gradino più alto del podio, migliorando il record personale e aggiudicandosi, inoltre, il premio speciale fra gli Under 25.

Molto bravo Gianluca Carboni, sulla Wolf, sceso di oltre sette secondi rispetto al tempo del 2018. E ha avuto ragione chi annunciava un Alessandro Caprioli battagliero. La sua Gloria va meglio, ma Alessandro ci sta mettendo del suo. Leonardo Spaccino, sabato si era disimpegnato ottimamente in una manovra mozza fiato su un tratto di strada sporco d’olio. Ha fatto benissimo domenica, domando, a suo piacimento, la Subaru, affermando, però, che si poteva far meglio. Felicissimo Gabriele Bissichini per aver messo tutti in fila i rivali della PROD E. Vittoria di classe e di gruppo per il pilota e preparatore nella nuova sede di Lubriano.

Il doc. Andrea Bonifazi, abituato agli incontri ravvicinati pistaioli, sembra aver trovato maggiore sintonia con le cronoscalate. Ma il primo posto, fra i più belli ed emozionanti, è stato quello ottenuto da Riccardo Trippini, il pilota di Civitella del Lago, la cui partecipazione era stata in dubbio per le difficoltà nel reperire i ricambi per la sua Honda. Quattro salite, tutte di ottimo livello e senza errori, ripagate dalla coppa del primo, con un vantaggio di soli 18/100 su un avversario che non è proprio l’ultimo arrivato, cui va aggiunto un secondo alloro per la vittoria di gruppo. Abbastanza per far festa nel paesino sopra il lago di Corbara.

 Michele Mocetti demolisce la barriera dei 4’. La Saxo si conferma macchina vincente, peccato che la stagione volga al termine. Babbo Massimo, per non essere da meno, infila un primo di classe e secondo di gruppo. Più che bene per il giovane over anta, alla sua prima corsa stagionale. Quando le classi sono numerose, non manca mai qualche piccola polemica, ma è un gioco delle parti. Valentino Polegri è quello che riesce meglio a tenere la scia del vincitore Merli. E’ buon secondo con 10/100 sul terzo arrivato. Difficile che, stavolta, abbia qualcosa da rimproverarsi.

Sempre nella classe RS.14, l’esordiente, Massimiliano Loia perde posizioni nella seconda manche per problemi di motore. Giulia Gallinella ottiene quello che cercava, centrando il tempo che si era prefissato, stabilisce il record personale e va a occupare il secondo posto nella classifica delle dame, appannaggio di quel gran personaggio che risponde al nome di Deborah Broccolini.

Non falliscono la coppa di classe, Enrico Pascucci e Marina Pasqualoni. Per Elisa Francese, Massimiliano Batella, Silvano Laschino, Domenico Bordino, Stefano Spagnoli, Andrea Tei, solo la soddisfazione per aver portato a  termine entrambe le manche,  soddisfazione mancata, invece, a Giammaria Marrocolo, Giampiero Olivieri, Margherita Vezzosi, Mattia Chioccia, Luca Chioccia, Francesco Laschino, bloccati da avarie o uscite.

La gara per vetture storiche si conferma feudo per i fratelli Peroni, primo e secondo. Buoni riscontri per Luciano Posti, Marco De Palma.